Vincent River
di Philip Ridley
Teatro Belli
24 e 25 giugno 2009
ore 21,15
P.zza Sant'Apollonia 11/a - 00153 ROMA
biglietteria tel. 06.5894875
biglietti dai 15 agli 8 euro
https://www.teatrobelli.it/index.php?p=inscena&idc=190
Va in scena stasera Vincent River di Philip Ridley, autore inglese oltre che di opere teatrali, di romanzi (Gli occhi di Mr. Fury), anche per bambini (Zip e il carrello magico), di sceneggiature (The Krays, diretto da Peter Medak) e regista lui stesso (Riflessi sulla pelle del 1990).
Già andato in scena lo scorso ottobre in occasione della rassegna Trend sulla nuova drammaturgia inglese, quando avemmo modo di parlarne (per leggere la recensione cliccate qui) torna adesso come spettacolo di chiusura della XVI edizione della rassegna di teatro omosessuale Il Garofano Verde di Rodolfo di Gianmarco, segnata da un grande successo di pubblico.
Vincent River un giovane uomo trovato ucciso nei bagni di una stazione abbandonata londinese, noto ritrovo di omosessuali. Per sua madre Anita oltre al dolore della sua morte la sorpresa di scoprire in questa maniera l'orientamento sessuale del figlio. David è un giovane ragazzo che segue la donna da diverso tempo (Anita ha dovuto cambiare quartiere per sottrarsi al pubblico ludibrio). Anita trova il coraggio di invitarlo a entrare in casa con lei. Con l'aiuto del gin i due vincono le reciproche diffidenze e iniziano a raccontarsi con dolorosa sincerità... David le confessa che è stato lui a trovare il cadavere di Vincent mentre passeggiava con la sua ragazza...
Lo spettacolo emotivamente coinvolgente merita di essere visto sia per lo spessore e l'intelligenza del testo sia per la bravura dei suoi due interpreti, Francesca Bianco nel ruolo di Anita e Michele Maganza in quello di David che sanno regalare ai loro personaggi una straordinaria umanità.
Li abbiamo intervistati il giorno precedente alla prima, "disturbandoli" durante le prove.
Ne è nata una bella conversazione a tre sullo spettacolo, ma anche sull'omosessualità, sulle minoranze e sulla salute della cultura teatrale in Italia.
Come siete stati coinvolti nell’allestimento dello
spettacolo?
Michele Maganza (MM) Perché io anni fa avevo già fatto uno spettacolo di Philip Ridley che si chiama Mercury Fur ci è molto piaciuto l’autore come scrive, i suoi lavori ed Emilio Lerici [il regista] ha letto tutto quello che Ridley ha scritto e ha trovato questo testo molto interessante. L’allestimento era più facile da fare perché è uno spettacolo con solo due attori, per Mercury Fur eravamo in nove in scena, ed economicamente inizia a diventare pesante avere nove attori in scena sopratutto in teatro piccolo come il Belli...
Francesca Bianco (FB) ... e comunque sia Mercury Fur che Vincent River sono andati in scena nell'ambito della rassegna Trend sulla nuova drammaturgia inglese, quindi spettacoli che sono stati montati per pochissimi giorni, e se c'è la possibilità di fare un testo bello con pochi personaggi, dopo la sua presenza su di un palcoscenico importante come quello della rassegna Trend diretta da Rodolfo Di Gianmarco, c'è anche la possibilità di venderlo altrove e portarlo in giro.
A parte questa ragione amministrativo organizzativa, c'è stato, naturalmente, l'interesse per la tematica dello spettacolo della quale ci sembrava il momento giusto per ricominciare a parlarne perché l'omofobia credo sia di nuovo purtroppo tragicamente in auge in Italia. Tra l'altro proprio nei giorni in cui Lerici traduceva il testo sul Times Ridley, l'autore, era contento che in quel momento lo spettacolo fosse in scena a Londra perché in Inghilterra la situazione degli omosessuali è tremenda in questo momento. C'è di nuovo del vero razzismo sull'argomento, siamo nel 2009 però siamo tornati indietro all'età della pietra tutto sommato.
Una delle cose che mi ha colpito del testo è proprio la sua capacità di far vedere come l'omofobia presenti la stessa matrice del maschilismo e della misoginia, in controtendenza con molti altri testi a tematica omosessuale che, invece, fanno dell'omofobia un argomento a sé.
FB E' anche interessante vedere come l'omosessualità può essere vissuta da chi non la vive in prima persona, come una madre in rapporto con il figlio, un grande amore che porta le madri a vedere i propri figli come dei bambini perfetti. L'amore è al di là delle scelte sessuali e politiche è amore e basta e questo è la bellezza del testo. E' un testo dove si parla di un grande sentimento che sia tra due uomini, come nel caso di David e Vincent o tra un uomo e la sua mamma, Vincent River è comunque un testo sull'amore, credo, nel senso più pulito del termine. Anche se nello spettacolo ci sono delle parti un po' forti alla base del testo c'è il tema dell'amore, un amore che rende felici. David parla ad Anita di suo figlio in un modo tale per la madre non può non esserne che fiera.
Di Anita colpisce la forza che ha per tutto il tempo. Una forza vera, non recitata, mi chiedo dove la trova e come fa ad averla per tutto lo spettacolo...
MM ...è così anche nella vita
FB (ride) ...questo non è l'attore che parla ma è il figlio, perché la cosa divertente è che nella vita siamo mamma e figlio. E' la prima volta che lavoriamo insieme, lo avevamo già fatto spesso, ma in passato, quando Michele era più piccolo, e avevo più voce in capitolo io, adesso devo stare attenta a quello che dico... Però è stata anche da questo punto di vista una bellissima esperienza, perché lavorare su grandi sentimenti, su
grosse emozioni mi ha stimolato molto... ...pur in grandi risse, perché il lavoro tra una madre e un figlio può sempre sfociare in grande rissa, invece per me è stato un lavoro estremamente di crescita perché Michele mi ha insegnato molte cose. Anche se è molto più giovane di me, ovviamente, essendo mio figlio, e avendo dunque meno esperienza lo trovo un attore bravissimo che mi ha veramente aiutata anche nella ricerca su certi punti del testo dove io non riuscivo a trovare il nodo della matassa per arrivare a comunicare, almeno in piccolo, un percorso, un sentimento. Lui mi è stato di grande aiuto, spero altrettanto io per lui! (ride) non lo so, per me lo è stato.
(a Michele Maganza) e per te invece?
MM Non mi ha fatto né caldo né freddo devo dire, siamo due professionisti e ti dimentichi un po' che è tua madre, cerchi un po' di moderare i termini perché magari poi te la ritrovi a casa e non puoi mandarla a quel paese. Fosse stata un'altra persona mi sarei confrontato in una maniera diversa. Certo ci sono state della parti dello spettacolo che abbiamo fatto solamente davanti al pubblico. Quando la bacio e l'abbraccio per esempio, in una scena in cui deve passare una tensione anche erotica perché in qualche modo il mio personaggio rivede in lei Vincent... Beh quella scena l'abbiamo recitata solo in presenza del pubblico, mai durante le prove perché ci veniva da ridere... Abbiamo affrontato tutte le prove con molta allegria... Abbiamo riso molto.
Lo spettacolo riesce con il pubblico senza il pubblico io e lei sembriamo a casa davanti la televisione...
FB ...è uno spettacolo di tensione e il pubblico fa la sua parte, è un personaggio personaggio, senza il quale diventa più difficile recitare. Ieri per esempio abbiamo fatto una prova e in platea non c'era veramente nessuno, il regista dopo ci ha detto che eravamo un po' mosci. In scena dopo noi due e dopo Vincent che è il morto di cui parliamo, il pubblico è il quarto personaggio, indispensabile perché ci sostiene e grazie a lui riusciamo a trovare la carica.
Nel bacio tra Anita e David c'è chi vi ha visto una valenza addirittura edipica. A me invece quel bacio ha colpito perché simbolizza un po' il riconoscimento di due esclusi, un omosessuale e una ragazza madre, che invece si riconosco l'un l'altra, degni di desiderio.
FB Il bacio tra Anita e David è un bacio d'amore tra noi due perchè amiamo entrambi la stessa persona e vogliamo aiutarci vicendevolmente. Questa è la sensazione che ho io come attrice per il mio personaggio, Anita aiuta David ad alleviare il suo grande dolore e lui aiuta lei perché si rende conto di averle detto una cosa che le sconvolgerà la vita... E' un bacio di aiuto...
MM Nell'originale David quasi stupra Anita Lerici ha un po' cambiato la scena...
FB ...il regista ha dato una chiave di lettura più
incentrata sull'aiuto.
C'è un'altra scena nella quale credo si senta particolarmente la mano del regista. Quando David descrive il ritrovamento del cadavere di Vincent...
MM Il testo non ha indicazioni di regia. Quindi dipende molto dall'interpretazione degli attori e da quella del regista. La scena cui ti riferisci sono venti pagine di monologo, quasi mezzora in cui parlo solo io, dal primo ricordo che racconto ad Anita "da piccolo ho visto la foto di uno che mi ha colpito e allora ho capito che forse mi piacevano gli uomini" se recito tutto quel monologo a lei, il pubblico rischia di annoiarsi, di non seguirci più dopo i primi minuti. Scegliendo di far dire parte di quel monologo direttamente al pubblico, permette di catturare la loro attenzione... E' un piccolo trucco di chi conosce il mestiere...
Anita è senz'altro il personaggio più libero e più maturo tra i tre. Mentre i due giovani non accettano e non vivono la propria diversità in un pieno sviluppo affettivo (Vincent si fa bastare gli incontri virtuali al pc, David consuma un sesso occasionale nei bagni pubblici...) Anita ha sempre combattuto per ogni sua scelta...
PB Anita ha senz'altro quella che si dice una bella spina dorsale, ma questa forza le impedisce di esprimere quel che ha dentro. Per tutto lo spettacolo fa dei rimandi alla sua vita passata, costituita da continue fughe, in qualche modo, Anita è sempre scappata dalle situazioni che la fanno soffrire, tant'è che sembra una donna gelida, e infatti David la accusa di non saper piangere. Lei non può farlo altrimenti crollerebbe dimostrando di essere in realtà molto fragile... Non c'è niente che possa succedere di peggiore a una donna della morte di un figlio quindi Anita mantiene sempre un atteggiamento sul filo del rasoio: non crolla mai perché se crolla è finita. Anita è una che beve, che fuma in continuazione, è una persona che si difende dalla sua fragilità con una corazza. Certo delle cose nella vita le ha fatte: per 33 anni si è allevata un figlio, si è costruita una casa, ha lavorato, non si è più fidanzata, ha accettato tutto pur di portare avanti il suo progetto però indubbiamente con dei costi.
MM Tra i due personaggi c'è un gioco di equilibri che nel corso dello spettacolo si ribaltano: insegnano ognuno qualcosa all'altro. Per quanto riguarda l'omosessualità poi non è su quello che abbiamo lavorato. Non ho mai pensato che stavamo facendo la denuncia contro "qualcosa", almeno dal mio punto di vista. Anita per esempio non accetta l'omosessualità del figlio. E' il mio personaggio che un po' gliela fa accettare. Anche se dietro c'è sempre l'amore per un figlio...
FB ...il mio personaggio si vergogna dell'omosessualità del figlio si preoccupa di cosa pensano i vicini, ha una morale piccolo borghese...
MM ...Anche il mio personaggio non considera la sua omosessualità. Ha rapporti sessuali con altri uomini perché servono a cancellare un suo dolore interno.
David non pensava si sarebbe potuto innamorare di un uomo se faceva sesso nei bagni era per altri motivi, magari per dare uno schiaffo morale a suo padre, per cancellare un dolore. La parte affettiva non era contemplata proprio. David non si pone tante domande... ...anche perché un ragazzino di 16 anni (quanti ne ha David nel testo, anche se io ne ho qualcuno di più) non si pone il problema...
PB ...il fatto che David non possa parlarne con nessuno, che per far piacere alla madre si sia fidanzato con una ragazza, parla con Anita sia per raccontarle quel che è davvero successo a sui figlio Vincent ma anche per una personale liberazione... Anita d'altronde ha nei confronti di David un'attenzione non solo perché il ragazzo le può raccontare come sono andate le cose, si rende conto che il ragazzo ha un disagio e di conseguenza prova dell'affetto per lui ... Fa con David quello che avrebbe forse fatto con Vincent se il figlio avesse avuto il tempo o la forza per raccontarglielo...
MM La madre di David è morta e David chiede ad Anita come ha reagito lei alla notizia che suo figlio Vincent fosse gay. Non lo dice mai direttamente, durate lo spettacolo ci arriviamo facendoci molti giri intorno, c'è una curiosità del rapporto tra Anita e Vincent, una curiosità per sapere...
PB ...come avrebbe potuto reagire la madre di David se non fosse morta...
Dopo il debutto la scorsa estate al festival di Bracciano e la programmazione romana lo scorso Ottobre avete portato lo spettacolo in qualche altra piazza?
PB Lo faremo la prossima stagione, portandolo a Milano, Napoli e Palermo. E' stato prodotto per il festival di Bracciano, con il quale continuo la collaborazione, quest'estate debutterò con un altro spettacolo, lo abbiamo fatto nel guardaroba del Castello, un posto davvero magico, c'era una scena pazzesca naturale, era davvero molto d'impatto, poi, dopo la rassegna Trend sulla nuova drammaturgia inglese è stato invitato dalla rassegna Garofano Verde, come spettacolo di chiusura perché è già stato fatto. A Milano invece andiamo in stagione normalmente così come al Libero di Palermo, a Napoli e probabilmente anche ad Ivrea. Una piccola tournée anche per i tempi copi che ci sono per il teatro di giro insomma... Visto il ...momentaccio che passa il teatro italiano siamo contenti di avere avuto riscontro nelle grandi città e speriamo che da cosa nasca cosa e vengano fuori altre piazze...
Qual è la salute del teatro, oggi? Come sta?
PB Sempre peggio di anno in anno, per quanto si faccia lo sforzo di farlo sopravvivere e di tenerlo in piedi, nonostante i tagli continui ai fondi (sono i soldi che non ci sono non è che sono "cattivi" quelli che non li danno). Si fa sempre più fatica a produrre una cosa nuova, si taglia un po' su tutto. Ormai si va a teatro e si vedono scene vuote, tanti "neri" e quattro luci, perché il problema grosso sono i finanziamenti. Il pubblico paga e anzi quest'anno, il teatro Belli, che è di Antonio Salines ma è gestito da una società nella quale ci siamo anche io e Lerici, ci siamo accorti che il pubblico viene se gli spettacoli proposti sono validi. Il Garofano quest'anno è andato benissimo, le rassegne Trend inglese e tedesca sono andate molto molto bene, gli spettacoli brillanti vanno bene, certo bisogna fare i salti mortali per portare il pubblico a teatro perché la gente non ha più soldi e, diciamocelo, andare a teatro effettivamente costa perché il teatro ha dei costi reali.
Io mi auguro che le cose in Italia vadano di nuovo meglio e si riprenda a spendere per la cultura e lo spettacolo di più.
Cosa si potrebbe fare per sensibilizzare cittadini e lo Stato, visto che lo stato Italiano spende molto meno in rapporto al Pil di quel che spendono in media gli altri paesi europei?
PB Da un punto di vista economico non saprei propri che cosa dire, spero nella rinascita... Per il resto mi rendo conto, e questo non per fare il solito discorso, che la televisione con il fatto che entra nelle nostre case e ci martella darla mattina ala sera con 80 canali, fa sì che poi anche l'interesse dei giornali è parlare solamente della tv. Mi ricordo, quando ho iniziato la mia carriera, 25 anni fa, alla "seconda" o alla "prima" in platea c'erano le 4 file per i critici. Due giorni dopo si andava all'edicola di via del Corso, che rimaneva aperta tutta la notte, con l'autore e il regista aspettando l'uscita dei giornali. Le recensioni uscivano tutte insieme e si trattava di articoli che occupavano mezze pagine di quotidiano, non importa se per parlarne bene o male, ma ne parlavano, c'era un interesse da parte dei giornali perché evidentemente il teatro aveva un mercato e quindi gli davano spazio. Adesso per avere un trafilettino di presentazione su qualsiasi giornale bisogna fare i salti mortali... Mi rendo conto che a Roma i teatri sono 80, non è un piccolo centro che ha due soli spazi dei quali il giornale locale può occuparsi di più, ma è anche vero che c'è un disinteresse perché forse il teatro non ha più un mercato e quindi preferiscono fare otto colonne sull'isola dei famosi (senza nulla togliere a quel programma) che parlare di teatro. E dispiace per una nazione come l'Italia che ha una cultura antichissima su questo campo...
Perché all'estero c'è la coda fuori da tutti i piccoli teatri ? Io ho fatto dei festival all'estero e ho fotografato il pubblico che al mattino veniva a prendere i biglietti facendo la fila fuori... In Italia nemmeno sotto tortura... Devi venire a prenderli casa...
MM Forse dipende anche dalla scarsa qualità di alcuni spettacoli. Il pubblico che non è abituato ad andare a teatro lo freghi una volta e poi non ci viene più...
PB Però più compagnie ci sono, più esperimenti si fanno, più questo è indice che c'è amore per il teatro. In una nazione, a parte i grandi teatri e gli stabili, che hanno i finanziamenti milionari e quando fanno uno spettacolo hanno scene da milioni perché hanno i soldi, io credo che più si incentiva la nascita di gruppi sperimentali, di ricerca, di gente che c'ha voglia di farlo il teatro, più si ha l'indice dell'interesse che il teatro riscuote tra la gente. Se rimane premiato soltanto il teatro ufficiale e il resto viene lasciato morire credo che l'amore per il teatro finisce.
Anche la scuola dovrebbe dare una mano perché i giovani dovrebbero essere abituati ad andare al teatro come sono abituati ad andare al cinema.
Non credo negli spettacoli fatti apposta per i giovanissimi penso che sia giusto portarli a veder spettacoli fatti dai grandi autori perché il teatro è universale e ha più letture e quindi credo che anche la scuola dovrebbe fare di più.
In tante nazioni europee il teatro è oggetto di studio dalle scuole primarie da noi al massimo serve a contribuire al credito scolastico come laboratorio teatrali....
A proposito della rassegna di teatro omosessuale Garofano Verde cui Vincent River partecipa ho assistito a Macadamia Nut Brittle e il pubblico rideva anche in situazioni un cui non c'era nulla da ridere. Mi sono chiesto da cosa dipende... A voi è mai capitato?
PB Quando fai uno spettacolo tu ti immagini una cosa e poi magari il pubblico reagisce in un altro modo... Anche nel nostro spettacolo ogni tanto a certe battute senti il pubblico che ride e ti chiedi "ma perché?!" Per quanto riguarda lo spettacolo che dici tu non so darti una spiegazione. Certo vedere tre ragazzoni coi tacchi a spillo che scivolano fa ridere...
Forse all'inizio ma non quando i tre ragazzoni vengono ricoperti di sangue... Forse il pubblico, soprattutto quello selezionato di una rassegna di teatro omosessuale non riesce ad andare al di là dell'impiego letterale di certi cliché...
MM La sensazione che ho io è che non bisognerebbe mai ghettizzarsi. E' importantissimo fare un lavoro anche sulla drammaturgia omosessuale perché comunque è una realtà, e poi in un momento come questo più si è informati sull'argomento e più si argina l'ignoranza e quando non c'è ignoranza forse c'è meno razzismo. Però, poi, il fatto è che c'è il rischio che quando uno è ghettizzato corre il rischio di stereotiparsi. Quando ero ragazza c'era il femminismo, sacrosanto, meraviglioso, però se non avevi lo zoccolo di legno, la gonna a fiorellini e la permanente non eri del giro queste cose arrivata a 53 anni mi fanno ridere però il rischio è che quando si è un gruppo non protetto e che cerca la difesa si rischia poi di andare in stereotipi di essere tutti truccati con la piuma in testa e checcheggiare e lo dico assolutamente in modo non offensivo. Dico solo che c'è il rischio di adottare un atteggiamento un po' frivolo alla gay pride. Infatti una cosa che mi dice sempre mio figlio, è che mi ha molto interessato, è che lui andrà al gay pride il giorno in cui saranno vestiti normali. Non capisco, dice mio figlio, perché se uno è omosessuale deve essere uno dei personaggi de Il Vizietto [il film di Molinaro con Ugo Tognazzi e Michel Serrault].
Tornado al fatto che dicevi che in alcuni spettacoli a tematica omosessuale il pubblico abbia riso anche di fronte a scene drammatiche c'è anche il rischi contrario che il pubblico pianga tantissimo.
Io ho un carissimo amico e collega che stimo tantissimo anche come attore che ha visto lo spettacolo e ha pianto così tanto che quando è venuto in camerino ho dovuto portargli portargli dell'acqua perché aveva i singulti...
Evidentemente è una tematica che può fare riflettere.
Probabilmente il rapporto tra un omosessuale e una madre è qualcosa che per molti non è risolta per cui io più che al riso finora ho assistito alle lacrime...
MM E' vero che in Vincent River c'è la tematica gay, tanto da essere ospitato in una rassegna dedicata a questo tema, ma non vedrei tutta l'importanza del testo nei rapporti omosessuali.
Se David, il mio personaggio, non avesse incontrato Vincent si sarebbe probabilmente sposato con la sua fidanzata e avrebbe fatto la sua vita con lei concedendosi poi magari dei rapporti omoerotici occasionali, come fanno in tanti...
Ogni spettatore può vederci dentro quello che vuole.
Magari viene a vederlo un padre di famiglia e ci vede delle cose non legate all'omosessualità ma ai rapporti umani che si instaurano tra le persone, proprio come un ragazzo ce li può vedere anche nel rapporto con la sua fidanzata...